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Potrebbe arrivare già da metà 2020 un importante rafforzamento del Piano Transizione 4.0, con il raddoppio delle aliquote del credito d’imposta per ricerca e innovazione e l’aumento di tetti e aliquote del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali.

“Quando abbiamo concordato con il Governo le misure del Piano Transizione 4.0 avevamo davanti la prospettiva di un 2020 di leggera crescita per il Paese”, spiega Andrea Bianchi, direttore delle Politiche Industriali di Confindustria.

“Oggi siamo di fronte a una prospettiva in cui i primi sei mesi dell’anno sono stati praticamente bruciati. In questa fase è evidente che le imprese non abbiano investito né in 4.0 né in altri beni strumentali; ci sono gli spazi finanziari per aumentare in modo molto significativo nel secondo semestre la capacità di incentivazione del Piano Transizione”.

L’idea è quindi quella di ridistribuire sul secondo semestre i 7 miliardi previsti dalla legge di bilancio per l’intero 2020 e avere quindi un sostanziale rafforzamento del piano Transizione a costo (quasi) zero.

LE MODIFICHE AL PIANO TRANSIZIONE 4.0

1.    Aumento di aliquote e tetti degli incentivi per l’acquisto di beni strumentali

Una volta che l’emergenza sanitaria sarà superata, si potrebbero sfruttare le maggiori risorse rimaste a disposizione per aumentare la portata degli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0. Nello specifico, l’idea è di aumentare significativamente l’aliquota dei crediti d’imposta per i beni strumentali generici, attualmente al 6%. “È una percentuale molto bassa”, osserva Bianchi. “Abbiamo un margine di manovra molto ampio per poter tornare su aliquote più alte, dato che avremo bisogno di un rilancio di tutti gli investimenti privati”.

Per quanto riguarda gli investimenti sui beni 4.0, per i quali il Piano Transizione prevede un’aliquota già abbastanza alta al 40%, l’idea è di lavorare sui tetti degli investimenti incentivabili: “Attualmente il tetto massimo è di 10 milioni – continua Bianchi – ma può essere tranquillamente raddoppiato a 20 milioni, tornando a quello che era il tetto originario ai tempi dell’iperammortamento. Si metterebbero così le grandi imprese in condizione di fare investimenti significativi quando ci sarà la ripresa post emergenza”. Anche la soglia dei 2,5 milioni – il limite per godere dell’aliquota massima al 40% – potrebbe essere alzata, allargando così la platea di acquisti che potrebbero sfruttare un incentivo maggiore.

2.    Raddoppio del credito d’imposta per attività di Ricerca, sviluppo e innovazione

Non solo investimenti in beni strumentali, Confindustria e Governo stanno anche pensando di ritoccare le aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 per le attività di Ricerca e Sviluppo, fortemente modificati con l’ultima legge di bilancio. Attualmente al 12%, nel limite massimo di 3 milioni di euro per periodo d’imposta, esse potrebbero anche raddoppiare.

Uno degli insegnamenti dell’emergenza Coronavirus è proprio la centralità della ricerca.

“Tutto ciò che non abbiamo investito negli anni scorsi in questo campo ci sta probabilmente tornando indietro in questa fase. Quello che proporremo è di avere un credito d’imposta sulla ricerca non solo triennale ma anche molto potente e comparabile con quello che hanno gli altri Paesi, in particolare la Francia. Si può ragionare su un incremento dell’aliquota dal 12% attuale ad una cifra più che doppia, per portarci in linea con i Paesi più avanzati sotto questo punto di vista”.

Analogamente anche l’aliquota del credito d’imposta per attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati potrebbe essere aumentata. Attualmente rimane al 6% per investimenti massimi di 1,5 milioni di euro, e al 10% per le attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0.r

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