Credito d’imposta ricerca e sviluppo

Credito d’imposta ricerca e sviluppo per aziende, ecco come ottenerlo

Le aziende italiane dimostrano da alcuni anni una forte tendenza all’innovazione finalizzata all'aumento della capacità competitiva del sistema economico. Già da prima della crisi dovuta all’emergenza pandemica, il report pubblicato dalla Commissione Europea dedicata alle performance innovative degli Stati membri aveva indicato un netto miglioramento dell’Italia sotto questo aspetto. E dopo la battuta d’arresto registrata in corrispondenza delle chiusure dovute alle limitazioni del periodo pandemico, gli investimenti da parte delle aziende sono incentivati dal credito d’imposta ricerca e sviluppo.

Una misura che mira ad agevolare gli investimenti in soluzioni innovative, al fine di rendere il tessuto produttivo italiano più efficiente ed efficace. Del resto il tema dell’innovazione è centrale sia nel Nuovo Piano Nazionale di Transizione 4.0, sia per le politiche di sviluppo portate avanti dall’UE.

Ma come ottenere questa agevolazione? A chi si rivolge? Vediamo nel dettaglio funzionamento e condizioni degli strumenti riservati alle aziende italiane che desiderano migliorare i processi produttivi approfittando del credito imposta ricerca e sviluppo.

Credito imposta ricerca e sviluppo al 10% grazie agli incentivi CIRSID

Per supportare le imprese nell’innovazione dei loro sistemi produttivi, il governo italiano ha introdotto il Credito d'Imposta Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design (CIRSID). Estremamente utile per tutte quelle realtà che intendono aumentare il proprio potenziale produttivo, questa agevolazione è pensata per stimolare gli investimenti in quegli asset che sono strategici per le imprese.

In particolare il CIRSID, che si presenta come un’evoluzione della precedente misura di supporto alle imprese introdotta dalla Legge di Bilancio 2015, prevede un credito di imposta del 10% per gli investimenti R&S. Le aziende italiane che scelgono di puntare su ricerca e sviluppo possono contare su questa agevolazione fino al 2031. È questo infatti il limite temporale attualmente fissato dal governo.

Quanto ai beneficiari, possono richiedere il credito ricerca e sviluppo tutte le imprese che risultano residenti sul territorio nazionale, indipendentemente dalla loro natura giuridica. Nonché le stabili organizzazioni composte da soggetti non residenti in Italia.

Per agevolare la crescita e la competizione delle aziende italiane a 360°, il credito d’imposta ricerca e sviluppo applicato nell’ambito degli incentivi CIRSID è disponibile per qualunque settore economico. Non vi sono inoltre limiti in fatto di dimensioni: possono richiederlo le grandi aziende come le PMI.

Spese ammissibili per il credito ricerca e sviluppo

Le spese per cui è possibile ottenere il credito d'imposta R&S sono quelle che rientrano nelle seguenti voci.

  • Costi per il personale con rapporto di lavoro subordinato, autonomo o altro rapporto diverso dal lavoro subordinato­.
  • Spese sostenute per contratti finalizzati allo svolgimento delle attività ammesse per il credito di imposta.
  • Spese per servizi di consulenza, materiali, forniture, eccetera.
  • Quote di ammortamento, canoni di locazione, altre spese riguardanti beni materiali mobili e software.

Quote di ammortamento dovute all’acquisto da terzi di privative industriali che riguardano specifiche invenzioni industriali o biotecnologiche, oppure relative a nuove varietà vegetali, o ad una topografia di prodotto. Tali privative industriali devono essere utilizzate direttamente e in maniera esclusiva per lo svolgimento dei progetti di ricerca e sviluppo per cui si richiede il credito d'imposta.

Patent Box: l’agevolazione di ultradeduzione per le imprese che investono in R&S

Riformulato con il Decreto fiscale 2021, il Patent Box è un regime opzionale di tassazione agevolata con durata quinquennale. La tassazione ridotta viene applicata ai redditi derivanti dall’uso di specifici beni immateriali. Si tratta quindi di una misura estremamente interessante per tutte quelle aziende (piccole o grandi che siano) orientate verso l’innovazione dei processi.

In particolare, a partire dal 2021 il Patent Box prevede un’ultradeduzione del 110%. Questa ultradeduzione, risultato della sopracitata riformulazione della misura, si applica alle spese sostenute per ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e design. A condizione che tali spese siano state sostenute per lo sviluppo di privative che si traducano in:

  • software coperto da copyright;
  • brevetti industriali;
  • disegni e modelli.

Il Patent Box è quindi un’agevolazione di grande supporto al lavoro delle imprese italiane che investono in R&S, al pari del credito d’imposta ricerca e sviluppo.


beni strumentali

Beni strumentali 4.0, cosa sono?

Con la definizione beni strumentali si indica l’insieme di beni materiali e immateriali usati dalle imprese e dai lavoratori autonomi per l’ottimizzazione dell’efficienza produttiva. Quando questi strumenti hanno particolari caratteristiche tecnologiche e digitali, si parla di beni strumentali 4.0.

Requisiti dei beni 4.0: quali rientrano in questa categoria

Il requisito fondamentale perché un bene acquisisca questa connotazione agli occhi della normativa italiana è l’interconnessione. Ovvero la capacità di scambiare informazioni con sistemi interni e/o esterni all’azienda, attraverso un mezzo di collegamento che presenta specifiche documentate, riconosciute a livello internazionale e disponibili pubblicamente.

Lo scambio di informazioni con sistemi interni riguarda genericamente la comunicazione con i sistemi gestionali e i software per la pianificazione delle attività aziendali. Mentre i principali esempi di scambio di informazioni con sistemi esterni all’azienda si traducono nelle comunicazioni con clienti, fornitori, produzione, supply chain, eccetera.

Come è facile capire, quindi, ricadono nella categoria dei beni strumentali 4.0 sia i sistemi di intelligenza artificiale che i macchinari che adottano soluzioni automatizzate. Nonché tutti quei software che favoriscono l’interazione uomo-macchina. Senza dimenticare che il concetto di beni strumentali include licenze e impianti.

Come ottenere il credito d’imposta beni strumentali

Le aziende che investono in beni strumentali 4.0 possono ridurre i costi sostenuti approfittando di alcune agevolazioni messe a disposizione grazie a bandi europei e misure statali. In particolare, al momento, sono attive due agevolazioni applicabili a questo genere di investimento: la Nuova Sabatini e il CRI 4.0.

Cumulabili tra loro, queste due agevolazioni consentono di ottenere un credito d'imposta beni strumentali 4.0. Ci sono però alcune differenze sostanziali tra le due misure. La Nuova Sabatini prevede la concessione di un contributo sul pagamento degli interessi relativi all’investimento effettuato tramite intermediari bancari o società di leasing, senza però agevolazioni sulla quota capitale dell’investimento.

Il CRI 4.0 (credito d’imposta 4.0) è invece l’agevolazione che consente di ottenere un vero e proprio credito d’imposta beni strumentali, calcolato in una misura variabile dal 5% al 20% in funzione dell’entità dell’investimento.

La Nuova Sabatini e il CRI 4.0 non sono comunque le uniche agevolazioni di cui può approfittare un’azienda intenzionata a investire per ottimizzare la propria operatività. Periodicamente vengono attivati bandi europei, statali, regionali e bandi camerali che possono rappresentare ulteriori occasioni di risparmio.

La cumulabilità delle agevolazioni non è però scontata. Ci sono infatti situazioni in cui le agevolazioni confliggono tra loro. Oltre a scenari in cui all’azienda spetta solo uno dei benefici dedicati a chi investe in beni 4.0.

Esempi di credito imposta beni strumentali 4.0

Per comprendere a pieno i vantaggi di sfruttare le agevolazioni per beni 4.0 vediamo i risultati ottenuti da due aziende che hanno scelto la consulenza degli esperti di Golden Group.

Nel primo caso un’azienda manifatturiera con sede in Emilia-Romagna ha acquistato una pressa 4.0 con un investimento complessivo di 487.000 euro. Approfittando della Nuova Sabatini e del CRI 4.0, l’azienda ha ottenuto contributi per 292.053,90 euro, di cui 48.553,90 euro per effetto della prima agevolazione e 243.500 euro per la seconda. Un risparmio complessivo del 59,9%.

A beneficiare della combinazione di due agevolazioni per beni strumentali 4.0 è stata anche un’azienda di carpenteria industriale con sede in Campania. Affidandosi alla competenza di Golden Group, l’azienda ha acquistato un macchinario 4.0 per il taglio delle lamiere del valore di 598.000, euro recuperando ben l’85,5% del costo. Nello specifico, l’azienda ha ottenuto un contributo di 299.000 euro a titolo di CRI 4.0 e 212.349 euro come credito d’Imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno.

Cosa verificare prima di richiedere il credito di imposta 4.0

Sebbene la normativa italiana contempli numerose finalità per i beni strumentali (dall’incremento della produttività all’accrescimento della produzione) prima di presentare domanda per il credito d’imposta è necessario verificare la soddisfazione di tutte le condizioni imposte dalla Legge 4.0 beni strumentali.

Naturalmente è fondamentale il requisito dell’interconnessione, senza il quale l’azienda non può ottenere alcuna agevolazione dedicata ai beni strumentali 4.0. Ragione per cui l’approvazione delle richieste è subordinata ad una verifica da parte degli enti pubblici preposti. Se il suddetto requisito non risulta rispettato, il credito imposta beni strumentali non viene concesso e l’azienda non riceve alcuna agevolazione, nonostante abbia già effettuato l’investimento.

Tra gli aspetti da verificare prima di presentare richiesta di agevolazione c’è anche la presenza della dichiarazione di conformità alla normativa, di cui deve essere dotato il bene acquistato. Tale certificazione deve essere rilasciata dal fornitore, che è chiamato anche a dichiarare innovativo il bene stesso. Altrimenti non è possibile per l’azienda acquirente considerarlo un prodotto 4.0.

Tutto ciò però non basta. Perché nel dichiarare il prodotto come innovativo il fornitore non tiene conto dell’integrazione che questo avrà in azienda, né del rispetto del requisito d’interconnessione necessario. Quindi è possibile che un prodotto con tutte le caratteristiche di cui sopra non venga considerato un bene 4.0 ai fini della concessione del credito d’imposta. Con il rischio di non rispettare le normative e incorrere in sanzioni.

Ecco perché prima di investire in beni strumentali 4.0 è sempre consigliabile richiedere una consulenza professionale a un esperto di finanza agevolata.

 


fondi europei

Guida ai fondi europei: cosa sono e quali opportunità offrono alle aziende

Da sempre impegnata a portare avanti le proprie politiche per la realizzazione di progetti in vari ambiti, dallo sviluppo dell’imprenditoria nelle zone meno avanzate dell’Europa alla transizione digitale, l’Unione Europea finanzia progetti e programmi attraverso bandi che danno accesso ai cosiddetti fondi europei. Finanziamenti che vengono poi gestiti a livello comunitario o nazionale, anche attraverso enti statali o regionali.

I fondi UE sono il più importante mezzo finanziario con cui opera l’Unione al fine di perseguire i propri obiettivi, con particolare riferimento all’integrazione economica e sociale dei Paesi membri. Le risorse stanziate possono essere concesse a imprese di diversi settori, coerentemente ai progetti finanziati. E sempre a condizione che la richiesta sia presentata secondo l’iter previsto.

Stanziamenti e bandi europei: ecco come funzionano

Ma come accedere ai fondi europei? Le risorse stanziate dall’UE vengono distribuite per i vari bandi pubblici attivi o in procinto di essere attivati, nel rispetto del programma fissato dallo stesso ente comunitario. Gli stanziamenti sono periodici, come anche la revisione delle politiche in atto e l’eventuale correzione dei piani operativi.

I fondi comunitari sono gestiti dalla Commissione Europea, attraverso programmi intracomunitari che coinvolgono i vari Stati. In questo modo avviene la pubblicazione dei bandi europei, in cui sono illustrati nel dettaglio i requisiti per l’accesso ai contributi, nonché i termini e le modalità di invio delle richieste.

La procedura per l’ottenimento dei fondi è sempre quella illustrata nelle righe precedenti. A prescindere che il bando di interesse riguardi politiche interne all’UE o programmi di cooperazione con Stati esteri all’Unione.

In ogni caso, tra i criteri adottati per la selezione delle proposte presentate dalle aziende ci sono la componente innovativa e la presenza di un valore aggiunto europeo. Vale a dire che le aziende interessate ad ottenere i fondi stanziati dall’Unione Europea hanno maggiore possibilità di ottenerli se presentano progetti innovativi e in grado di rispondere alle esigenze di diversi Stati membri.

Fondo europeo di sviluppo regionale e altri fondi di investimento europei

La Commissione Europea predispone programmi di finanziamento in diversi settori, a seconda degli obiettivi che intende realizzare. La maggior parte dei fondi europei è distribuita tramite due tipologie di fondi europei: strutturali e di investimento.

Questi fondi sono gestiti dalla Commissione Europea in collaborazione con gli Stati membri e hanno come obiettivo principale supportare lo sviluppo economico dell’Europa, anche attraverso investimenti volti a creare occupazione e alla creazione di un’economia sostenibile. Per questa ragione i fondi strutturali e d’investimento prevedono la concessione di contributi europei con un focus su ricerca, innovazione 4.0, sistemi economici a ridotte emissioni di carbonio, piccole imprese e sostenibilità.

I principali fondi UE sono i seguenti:

  • il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che supporta lo sviluppo delle aree rurali dell’UE.
  • Il Fondo sociale europeo (FSE) finalizzato al sostegno dell’occupazione in Europa.
  • Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che si concentra sullo sviluppo delle diverse regioni dell’UE.
  • Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) che ha l’intento di migliorare l’economia nelle aree costiere dell’Europa e supportare la pesca sostenibile.
  • Il Fondo di coesione (FC) che comprende tutti quegli interventi che sono volti allo sviluppo di progetti ambientali e trasporti negli Stati che hanno un ridotto reddito nazionale pro capite.

Cos’è il programma Next Generation EU

Oltre al Fondo europeo di sviluppo regionale e agli altri fondi UE strutturali e d’investimento, è attualmente attivo il Next Generation EU. Si tratta di un programma dell’Unione Europea (noto anche come Recovery Plan) che è stato avviato nel 2021 per dare una risposta concreta alla crisi economica causata dalla pandemia da Covid 19.

Questo programma, composto per la maggior parte dal Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, prevede stanziamenti per investimenti e riforme volti ad accelerare la transizione ecologica e digitale degli Stati membri dell’UE. Ma anche azioni per migliorare la formazione dei lavoratori, per ottenere una più alta equità tra generi, territori e generazioni.

Entrando nello specifico, il Next Generation EU in Italia si traduce, all’atto pratico, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello comunitario. Questi assi, che rappresentano la base concettuale dei progetti finanziati con i relativi fondi europei, sono:

  • digitalizzazione e innovazione;
  • inclusione sociale;
  • transizione ecologica.

simest

SIMEST: dal 3 maggio al via i finanziamenti per le imprese danneggiate dalla crisi russo-ucraina

A partire dal 3 maggio 2023, le PMI e MID CUP italiane esportatrici danneggiate dalla crisi russo-ucraina, possono presentare domanda per accedere a due diverse linee di finanziamento stanziate da SIMEST.

Sostegno alle imprese italiane esportatrici in Ucraina e/o Federazione Russa e/o Bielorussia

Le aziende che nel biennio 2020-2021, a causa del conflitto hanno subito una flessione dei ricavi del 10% rispetto al fatturato medio complessivo proveniente da attività di export, potranno beneficiare di un finanziamento con rimborso a tasso zero, che prevede anche un'eventuale quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 40% dell’intervento agevolativo complessivo, nei limiti dell'importo massimo dell'agevolazione di €.2.000.000. È possibile presentare domanda dal 3 maggio fino al 31 ottobre 2023, fino ad esaurimento delle risorse finanziarie disponibili.

Sostegno alle imprese esportatrici con approvvigionamenti da Ucraina e/o Federazione Russa e/o Bielorussia

Le imprese esportatrici che hanno riscontrato difficoltà nell'approvvigionamento visto il loro legame diretto con i paesi coinvolti nel conflitto, possono richiedere un finanziamento a tasso zero, fino al 40% dell’intervento agevolativo complessivo, nei limiti di € 2.000.000 di agevolazione.

I beneficiari

Entrambe le linee di finanziamento, sono destinate a PMI e MID CUP italiane, che soddisfano i seguenti requisiti:
- iscritte regolarmente nel registro delle imprese e in stato di attività;
- sede legale o residenza fiscale e una sede operativa in Italia attiva alla data del 31 dicembre 2021 oltre che alla data di presentazione della domanda;
- almeno due bilanci relativi a due esercizi completi depositati.

Le tempistiche

Le richieste di finanziamento potranno essere presentate fino alle ore 18:00 del 31 ottobre 2023, salvo chiusura anticipata per esaurimento delle risorse finanziarie disponibili.


nuova sabatini green

Nuova Sabatini Green: più agevolazioni per le PMI

La Nuova Sabatini Green è la misura che estende le agevolazioni alle imprese introdotte con l'iniziativa sui beni strumentali. Le nuove linee di intervento sono contenute nel Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico pubblicato il 16 giugno 2022 in Gazzetta Ufficiale e mirano a supportare le realtà imprenditoriali nella modernizzazione del settore produttivo.

A chi si rivolge la legge Nuova Sabatini Green

In particolare, l’aiuto è fornito agli imprenditori che investono nell’acquisto e/o nel leasing di macchinari e strumenti di ultima generazione, che garantiscano minori emissioni inquinanti e un più basso impatto ambientale.

Se il contributo per l’acquisto di strumentazioni e macchinari più moderni era già previsto dalla Legge Sabatini, tassello fondamentale degli attuali aiuti alle imprese italiane, con la Nuova Sabatini Green la misura è maggiorata del 30% rispetto alla quota di agevolazione base.

Chiaramente per ottenere i benefici maggiorati della Sabatini Green è necessario che l’impresa soddisfi i requisiti stabiliti dalla normativa. I beni oggetto d’acquisto o leasing devono inoltre garantire una riduzione delle emissioni inquinanti e vantare certificazioni idonee.

Come funziona la Nuova Sabatini 2023 e i requisiti per i contributi green

Fino alla fine del 2022, la maggiorazione del 30% sul contributo in conto interessi della Legge Sabatini era prevista solo per i cosiddetti Beni 4.0, oggi invece è estesa agli investimenti green. La nuova misura non va a sostituire la precedente, ma la affianca consentendo alle PMI di ottenere comunque sia le agevolazioni per gli investimenti ordinari, sia quelle per gli investimenti in Beni 4.0 già previste dalla legge.

Entrando nello specifico, il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico stabilisce la possibilità di beneficiare dell’agevolazione per le realtà che rientrano in una delle seguenti classificazioni.

  • micro imprese;
  • piccole imprese;
  • medie imprese.

Ai fini della classificazione si fa riferimento a quanto stabilito nella raccomandazione n. 2003/361/CE e nel decreto del Ministro dello sviluppo economico del 18 aprile 2005.

Il contributo Nuova Sabatini Green è corrisposto per il finanziamento di macchinari, impianti e attrezzature nuove. A condizione che tali beni siano ad uso produttivo, presentino un ridotto impatto ambientale e vengano acquisiti dall’azienda per incrementare l’ecosostenibilità dei processi produttivi.

Il finanziamento della Legge Sabatini 2023 è stato stabilito dalla Legge di Bilancio 2023, che ha aggiunto alla quota residua dei fondi già stanziati (circa 500 milioni di euro) altri 150 milioni di euro.

Per quali spese è possibile richiedere le agevolazioni Sabatini Green

É possibile approfittare delle agevolazioni messe in campo dalla Nuova Sabatini Green per le seguenti tipologie di investimento:

  • macchinari;
  • attrezzature;
  • impianti;
  • beni strumentali;
  • hardware;
  • software;
  • tecnologie digitali.

Tuttavia, l’agevolazione maggiorata per investimenti green viene riconosciuta solo per macchinari, impianti e attrezzature a basso impatto ambientale. Tali beni devono necessariamente essere nuovi di fabbrica e il ridotto impatto ambientale va documentato.

A tal proposito l’impresa che richiede l’agevolazione è chiamata a compiere una delle seguenti azioni:

  • Dichiarare il possesso di un’idonea certificazione ambientale di processo, che deve essere rilasciata da un organismo indipendente e accreditato.
  • Presentare un’idonea certificazione ambientale di prodotto riconosciuta a livello europeo rilasciata dal fornitore del bene agevolato. In alternativa è possibile presentare un’idonea autodichiarazione ambientale, che può essere rilasciata dal soggetto produttore, importatore o distributore del suddetto bene.

Come viene definito il contributo Legge Sabatini 2023 per investimenti green

Per gli investimenti che soddisfano i requisiti indicati nelle righe precedenti, la Nuova Sabatini 2023 riconosce le agevolazioni per investimento a basso impatto ambientale.

Cosa significa esattamente? Le agevolazioni Nuova Sabatini Green si traducono in un contributo in conto impianti di valore pari agli interessi calcolati, in via convenzionale, per un finanziamento quinquennale con importo uguale all’investimento effettuato e con un tasso di interesse annuo del 3,575%.